ANNIVERSARIO LED ZEPPELIN I: BLUES PSICHEDELICO TRA LEGGENDA E POLEMICHE
Scritto da Emanuele Saccardo il Gennaio 12, 2022
Sono passati 53 anni tondi tondi. Il 12 gennaio 1969 i Led Zeppelin davano alla luce l’omonimo primogenito, cui il tempo e gli archivi hanno aggiunto un uno romano in fondo.
Intorno ai grandi dischi della musica sono sempre fiorite leggende e polemiche, ma questo in particolare è salito agli onori della cronaca per essere stato registrato in meno di 36 ore e per i pezzi che lo compongono. Pezzi a metà strada tra omaggio e furto, cover e plagio.
GENESI DI UNA PIETRA MILIARE
Non esistono comunque dubbi: l’esordio discografico dei Led Zeppelin è una delle pietre angolari del rock e del blues.
A esser precisi del new blues, di quella incursione verso la psichedelia tanto cara agli anni Sessanta dello scorso secolo e in particolare al progressive.
La rivista Rolling Stone ha inserito Led Zeppelin I al 29° posto nella sua lista dei migliori 500 album, da ogni parte è considerato un capolavoro; ancora oggi è spesso passato dalle radio.
Eppure quando uscì ufficialmente, sul mercato americano prima e quello britannico poi, le critiche non tardarono ad arrivare.
STORIE E CRITICHE
La stampa accusò Jimmy Page, chitarrista ed eminenza grigia compositiva, di essere scarso nelle vesti di produttore. Arrivarono bordate anche a Robert Plant, leader carismatico e voce della band, definito la brutta copia di Rod Stewart.
I fan dei Led Zeppelin non sono mai stati d’accordo con questi giudizi affrettati. È senz’altro semplice fare una rilettura a favore della band inglese, a posteriori, alla luce di tutto quello che ha seguito l’esordio del 1969.
Tuttavia a un fan manca in genere l’oggettiva obiettività: basti pensare che alcuni superstiti della brevissima apparizione dei Led Zeppelin a Milano nel 1971 (il 5 luglio al Velodromo Vigorelli) ricordano l’evento come magnifico.
In realtà la band suonò pochissimo, vi furono scontri e lanci di fumogeni, al concerto erano schierati circa 2000 poliziotti. Erano i primi anni dopo il ’68 e di poco precedenti quelli di piombo.
Al di là dei ricordi mediati dal tempo, e senza nulla togliere alle performance live di Page, Plant, Bonham e John Paul Jones, va riconosciuto che all’interno del primo lavoro della band vi è un brano nato come puro plagio, a tutti gli effetti.
IL CASO DAZED AND CONFUSED
Questo brano venne inciso dal cantautore americano Jake Holmes nel 1967. Pur avendo un arrangiamento diverso da quello prodotto da Plant e soci, la canzone ha in entrambi i casi il medesimo andamento musicale.
Finisse qui, dovremmo considerare plagio una quantità infinita di canzoni, dagli albori sino a oggi. Dazed and confused resta il caso più eclatante perché quando Page ancora suonava negli Yardbirds, lo stesso Holmes aprì un loro concerto di New York.
È dunque lecito pensare che il chitarrista dei futuri Zeppelin conoscesse abbastanza bene il brano in questione, cosa che invece negò successivamente e inspiegabilmente.
Ancora oggi Holmes, che si è sempre rifiutato di intentare causa alla band, considera la canzone a tutti gli effetti del gruppo inglese.
LA QUESTIONE GRETA VAN FLEET
Da qualche anno si è affacciato al grande pubblico il gruppo dei fratelli Kiszka (più il batterista Danny Wagner): i Greta Van Fleet. Sono giovani, americani e dotati di talento. Hanno avuto il merito di riportare lo sguardo dei giovani verso gli strumenti rock: chitarra, basso e batteria.
Ma hanno anche una colpa, almeno secondo i detrattori: copiare i Led Zeppelin. Magari un giorno faremo una puntata di Razione K in cui li metteremo a confronto, qui basti dire che sì, i punti di contatto ci sono eccome. E tanti, sia nello stile che nei contenuti.
Ma mai si tratta di furto, al massimo di omaggio. Come il verso sugar o il reiterato mama nel ritornello della loro Highway Tune, pezzo che li ha sdoganati grazie alla serie Tv Shameless: Sugar mama è inserita nella tracklist di Coda, nono e ultimo album in studio dei Led Zeppelin.
Insomma, chi è senza peccato… scagli il primo plettro.