Beatles: amore, arte e misteri che non passano mai di moda

Scritto da il Febbraio 15, 2022

I Beatles non passano mai di moda. Nell’arco di quasi 60 anni dall’uscita del loro primo album, i Fab Four sono stati in un modo o nell’altro al centro dell’attenzione. Anche nel 2022 le cose non sembrano essere cambiate. Vediamo perché.

Statua dei Fab Four - Ph by Portwine

Statua dei Fab Four – Ph by Portwine

 LA DATA MEMORABILE DELLA MUSICA

Il giorno 11 di febbraio del 1963 resta una data scolpita nella pietra, la data, un giorno in cui di fatto si sono gettate le basi per il cambio totale di paradigma della musica pop-rock.

In meno di dieci ore, infatti, quattro adolescenti inglesi registrano 18 canzoni: 14 finiranno nel loro primo disco ufficiale, altre 4 resteranno singoli.

Il mondo, anche se ancora non lo sa, dovrà attendere soltanto poche settimane prima di assistere al ‘terremoto’. Il 22 marzo 1963, piaccia o meno, è cominciato con Please please me il viaggio dei Beatles.

Un viaggio che ancora prevede tappe, chiacchiere, approfondimenti, business, emozioni e speculazioni.

GET BACK!

Un altro murale dedicato ai Beatles - Ph by Fedor

Un altro murale dedicato ai Beatles – Ph by Fedor

Quasi 6 decenni più tardi i fan fremevano per la pubblicazione del ‘documentario dei documentari’, Get back, il canto del cigno della band di Liverpool, il capolavoro di Peter Jackson (Il Signore degli Anelli).

Per loro fortuna sono stati accontentati: 468 minuti di filmati che immortalano per sempre i Fab Four in 4K. La storia, per i fan di cui sopra, è arcinota: a gennaio del 1969 John-Paul-George-e-Ringo decisero di scrivere 14 nuovi pezzi in soli 17 giorni all’interno di un enorme studio a Twickenham.

Le canzoni sarebbero state successivamente registrate dal vivo in un grande concerto che avrebbe sancito il loro ritorno sulle scene: passato alla storia come il The Beatles’ rooftop concert, si tenne il 30 gennaio del 1969 sul tetto della Apple Corps di Londra.

Da quelle sessions vennero inoltre ricavati il film del regista Michael Lindsay-Hogg e l’album Let it be, entrambi usciti nel 1970.

Di fatto rappresentano entrambi il testamento artistico dei Beatles, giunti al capolinea del loro sodalizio comune.

MCCARTNEY E LA VENA INESAURIBILE

Eppure Sir James Paul McCartney, che tra pochi mesi spegnerà 80 candeline tonde, non smette di elargire musica di qualità e brandelli di disarmante semplicità.

Per fare un paio di esempi: poco prima del Natale 2020 ha pubblicato il ventitreesimo album da solista, McCartney III, con cui ha sbancato ovunque, radio incluse.

Non si è fermato qui perché la scorsa estate, insieme con Rick Rubin, ha dato vita a uno dei documentari più sinceri e poetici degli ultimi decenni. Lo trovate su Amazon Prime Video e vale ogni secondo di girato.

Tutto ciò a riprova del fatto che al di là di un cognome pesante in grado di far vendere qualsiasi cosa su cui si trovi stampato, dentro McCartney continua a pulsare una vena compositiva prolifica.

E soprattutto sincera. Piaccia o meno, dicevamo.

Lui, unico riconosciuto testimone in vita dell’eredità che ha contribuito a vergare a fuoco nella storia della musica (perché Ringo Starr resta sempre un po’ defilato), è leggenda per definizione. E non soltanto per tutto ciò di cui abbiamo scritto sinora.

Copertina di Yellow Submarine - Ph by Minha Beak

Copertina di Yellow Submarine – Ph by Minha Beak

LA LEGGENDA DELLA SUA MORTE

Il mistero della presunta morte di Paul McCartney è stato trattato da chiunque e in tutte le salse possibili.

Seppur con dettagli a volte mutevoli, la leggenda parte la notte del 9 novembre 1966 (e non poteva essere un altro momento della giornata, va da sé).

Si racconta che dopo una violenta lite con gli altri componenti della band, Paul salì in auto per tornare a casa; lungo la strada raccolse un’autostoppista, una ragazza di nome Rita.

Lei, accortasi della celebre identità della persona al volante, distrasse il già stanco McCartney che non si accorse di un semaforo rosso.

Per evitare un incidente con un’altra auto, dunque, Paul sterzò finendo contro un albero uccidendo se stesso e la ragazza.

La leggenda entra nel vivo con il manager Brian Epstein che, in accordo con John Lennon, decise di seppellire di nascosto il bassista cercando successivamente un sosia per rimpiazzarlo.

Alcuni degli spettatori che ebbero la fortuna di vedere i Beatles a Milano al Velodromo Vigorelli nel 1965, giurano che un sosia c’era già prima del presunto incidente.

Paul McCartney, più volte interpellato sull’argomento, ebbe a dire: “Sono vivo e sto bene, non m’interessano le voci sulla mia morte. Ma se fossi morto, sarei l’ultimo a saperlo”.

 

Misteri o meno, sliding doors oppure no, tutti continuiamo in una maniera o in un’altra a celebrare la loro musica.

Lo faremo anche noi sabato, nella prossima puntata di Razione K. Lo faremo il giorno dopo il compleanno numero 89 di Yoko Ono, la vedova più longeva e famosa del rock.

In definitiva c’è sempre una ragione valida per parlare dei Beatles. Piaccia o meno.

 

 


Traccia corrente

Titolo

Artista

Background