Artisti di Strada nella Milano di Ieri
Scritto da Luana Falasca il Aprile 11, 2022
Oggi gli artisti di strada hanno ampliato le loro categorie: oltre ai mangiafuoco e ai giocolieri, troviamo anche chi sagoma i palloncini, chi fa delle bolle di sapone gigantesche, chi riesce a stare immobile al punto di sembrare una statua…insomma vera arte! Ma prima? Quali erano le attrazioni? Dove si posizionavano i circhi? Andiamo indietro nel tempo, grazie ai ricordi di Giampaolo Rossetti, allora ragazzino, oggi scrittore e milanese doc, per una tappa anche se non esaustiva della nostra ricerca.
I primi artisti di strada negli anni quaranta
Negli anni quaranta, alle colonne di San Lorenzo, c’era la famosa “Osteria della pace” e proprio davanti si esibivano i mangiafuoco, el paciasass, il mangiatore di sassi (paciare significa mangiare) e il mangiatore di vetro; quest’ultimo esibiva un rumore molto fastidioso prodotto dai suoi denti, altrettanto scabrosa era la visione del sangue, che di tanto in tanto sentiva di dover sputare a terra. C’era anche quello che si faceva legare sulla sedia con delle catene, forse truccate e manomesse, ma dopo vari sforzi vistosi, espandeva il torace diventando rubicondo e alla fine riusciva sempre a liberarsi; lo chiamavano l’Houdinì dei poveri. Il Paciasass era un uomo grande e grosso con dei pantaloni che oggi potremmo definire ascellari, per nascondere tutte le cicatrici dovute alle operazioni a cui doveva sottoporsi ciclicamente per ripulire le budella. Passava davanti alla gente ed esibiva della ghiaia che poi si infilava in bocca. Viveva così per sopravvivere… Non era l’epoca ancora del televisore e le persone erano attratte dalle esibizioni in strada.
Sempre in quest’epoca veniva dalla Germania il Circo Busch. Aveva tre piste in cui si svolgevano contemporaneamente tre spettacoli diversi: giochi di prestigio, domatori e pagliacci riempivano gli occhi soprattutto dei più piccoli.
Durante la Seconda Guerra Mondiale viene sospesa la Grande Fiera di Porta Genova, che animava la zona Navigli, partendo da piazza 24 Maggio e, seguendo la via Gabriele D’Annunzio, arrivava quasi sino alle carceri, proprio dove oggi si svolge il mercato di viale Papiniano. Era stata istituita nel 1919 per celebrare la vittoria della Grande Guerra. Qui, sui due lati della grande arteria milanese, erano posti uno dietro l’altro i baracconi; in ognuno era contenuta un’attrazione: fenomeni umani con malformazioni, donne barbute, ecc. Nel centro della fiera c’erano i tirassegni, gestiti da ragazze che invitavano a colpire i bersagli: “Ehi ragazzo, vuoi sparare?” La fila più lunga era quella dei militari (ai quali si chiedeva solo la metà del prezzo del biglietto) che si formava davanti al baraccone della bellissima ragazza col serpente al collo, vestita di veli.
Mustafà, il grande mangiafuoco
Negli anni Ottanta-Novanta in piazza del Duomo, si esibiva Mustafà, il grande mangiafuoco. Per fortuna si possono vedere ancora alcuni filmati delle sue esibizioni, in cui la nostra cattedrale fa da sfondo a una grande concentrazione di turisti nell’orario dell’aperitivo, in una Milano pronta ad essere la “Milano da bere”. Mustafà si presenta a petto nudo, con un foulard indossato come un bandana e due piccole torce in mano già pronte per il grande spettacolo. La gente forma un cerchio disordinato ma lui lo sa domare, lo incita, lo fa sorridere, sa come farlo attendere. Altri curiosi si avvicinano e il cerchio si allarga sulle note di “Io cerco la Titina”, che riporta alle atmosfere di Charlot, dei saltimbanchi di una volta. Ci sono anche i bambini ai quali non incute certo il timore del Mangiafuoco di Pinocchio. Lo spettacolo inizia senza permesso e lui fa tutto quello che fa un fachiro, mangia il fuoco, lo spegne in bocca, si passa le fiamme sul petto, salta e cammina a piedi nudi su pezzi di vetro, vi si sdraia sopra e poi fa salire su di sé qualcuno, meglio se leggero.
Poi arrivano i Vigili e lui è senza permesso. Piove l’ennesima multa. Davanti agli agenti della polizia locale Mustafà ha un nome e un cognome: Francesco Balestra; nasce nel ‘53 in un paese vicino a Taranto.
Non ha ancora trent’anni quando viene a Milano a tentare la strada artistica. Qualche scrittura e qualche gloria se la guadagna. Addirittura riesce ad apparire in tv, per esempio a Domenica In, al Maurizio Costanzo Show, a I fatti vostri…Mustafà diventa allora il portavoce degli artisti di strada contro le limitazioni e i divieti imposti dai comuni. Poi nel 2003 torna nel suo paese di origine, Massafra.
Se fate una ricerca su Google, troverete il racconto della sua vita, anche se in breve, giusto il tempo della sua sigaretta. Le sue parole sono scelte tra quelle più accorate, umili e dignitosissime. Anche lì, nella piccola comunità pugliese, Francesco riscontra tutta la contraddizione di una società che promuove la cultura delle alte sfere. E ancora non si dà pace e continua la sua lotta infinita a favore della strada e dei suoi artisti, rivendicando la cultura dello spettacolo come espressione popolare. Se andate su Google lo trovate. Lo trovate solo lì. Perché Francesco se n’è andato per sempre il 31 gennaio 2020.
Scoprite la storia di Mustafà nel Podcast del Tacchino.