Musica in viaggio: rock, movimento e redenzione
Scritto da Emanuele Saccardo il Maggio 19, 2022
La generazione X, quella dei nati tra la metà degli anni Sessanta e la fine dei Settanta, ha imparato nel tempo a coniugare il piacere dell’ascolto della musica con il concetto di viaggio.
Lo ha poi inevitabilmente tramandato alle successive generazioni, in forme sempre più ‘liquide’ e fruibili.
Musica e movimento
Se è vero che la musica è movimento nel senso più stretto del termine, applicato alla dinamica di una melodia, lo è altrettanto il fatto che andare, partire, volgere lo sguardo alla scoperta e, quindi, mettersi in moto fa rima con ‘sentire’. Talvolta con ‘ascoltare’.
Che siate sopra un treno, oppure seduti dentro un aeroplano, in bicicletta e a piedi, o alla guida della vostra auto: se infilate un paio di cuffie o di auricolari state perpetrando il sodalizio perfetto tra sentire e procedere, tra ‘provare’ – nell’accezione dei sentimenti – e ‘tentare’ (di evolvere attraverso il viaggio).
La musica orizzontale
Non esiste una musica ideale, un genere perfetto. Ognuno ha il suo – o, perché no, i suoi.
Il rock, tuttavia, ha in sé i crismi perfetti per essere musica da viaggio; è il paradigma del movimento, inteso anche come incedere esistenziale: spesso il rock racconta di cadute che appartengono al passato e redenzioni che guardano al futuro.
E, di solito, quel futuro è là in fondo, dove l’orizzonte viene raggiunto dalla lingua d’asfalto su cui sta correndo il protagonista della canzone che stiamo ascoltando, che ci somiglia tremendamente nelle sue lotte emotive per ritagliarsi il diritto di uno spazio felice nel mondo.
Da oltre 50 anni a questa parte il rock (e un certo tipo di cinema che al rock strizza l’occhio) è per antonomasia, quindi, musica orizzontale: è legato alla strada e alle sue storie.
Ne parleremo sabato nello speciale di Razione K, una puntata interamente dedicata alle diverse declinazione del rock che riguardano il viaggio.
I dispositivi nel tempo
Che sia la radio o un cd, un mp3 o il servizio streaming preferito;
che siate di vecchio stampo e vi piaccia ancora portarvi in tasca un walkman per ascoltare nastri magnetici un po’ consumati;
insomma, che siate analogici o digitali, in viaggio potete portare davvero di tutto, persino i vinili, dal momento che esistono valigette portatili – magari solo un po’ ingombranti – con le quali non dover mai più rinunciare al fruscio della puntina tra i solchi dei vostri dischi prediletti.
Se siete come il sottoscritto inguaribili nostalgici dell’autoradio ‘da asporto’, del frontalino estraibile, siete un po’ meno fortunati: ormai quasi tutti i modelli nuovi di auto hanno l’impianto di serie (io amavo girare per Milano infilando un cd dopo l’altro nella fessura del mio frontalino Pioneer…).
Insomma, i tempi cambiano, ma la musica resta per certi versi la stessa: il movimento innesca sempre il desiderio di sentirlo accompagnato da una melodia.