Canzoni per Milano (prima parte): dalla madonnina a X-Factor
Scritto da Emanuele Saccardo il Dicembre 9, 2022
Sulla nostra città sono state scritte poesie, girati film, immaginati romanzi.
Forse, però, ciò che da sempre riesce a catturare meglio l’immaginario collettivo rimane la musica.
Sul capoluogo meneghino sono state composte diverse, bellissime canzoni che qualche volta hanno accompagnato pellicole d’autore.
Soprattutto sono state realizzate da artisti provenienti da tutto lo Stivale, quindi con punti di vista a volte più realistici e forse meno coinvolti emotivamente, ma non per questo meno romantici.
Ne abbiamo idealmente scelte dieci (più qualche ‘riserva’ per certe zone): nove per rappresentare i Municipi e una che in qualche modo ci pare la sintesi perfetta di quel che Milano è stata ed è tutt’oggi.
Per il domani si vedrà, magari arriveranno nuovi versi a sottolineare come, per esempio, siano cresciute le zone verdi dentro e intorno al contesto urbano.
Intanto godetevi la prima parte di questo viaggio: due tappe in cui faremo visita a cinque Municipi per volta.
Municipio 1: il centro storico nel 1935 ispira Oh mia bela Madunina
Nel pieno del Ventennio, a pochi attimi di Storia (quella con la maiuscola) dalla seconda guerra mondiale, il panorama di Milano e del suo centro è molto diverso da quello che conosciamo.
Per cominciare oltre il vero centro storico c’è ancora poca città, la campagna continua a dominare grandi aree oggi urbanizzate.
Eppure tutto sta cambiando rapidamente, qui si è sempre corso: non fanno eccezione gli anni Trenta, in cui da diverse zone rurali del Sud giunge nel capoluogo una massiccia ondata di forza-lavoro, di manodopera utile a ridisegnare ancora una volta il profilo milanese.
È in questo contesto, in un fermento che conosciamo ancora oggi, che il pianista Giovanni D’Anzi compone Oh mia bela Madunina.
Giovanni suona al Pavillon Doré, intimo livello sotterraneo del Teatro Trianon, incastonato al pian terreno del prestigioso Albergo del Corso, civico 15 in Vittorio Emanuele.
Al pianista viene spesso richiesta l’esecuzione di brani della tradizione napoletana o, più in generale, del Sud Italia.
In una fredda notte d’autunno D’Anzi compone così il celebre ‘inno’ metropolitano, cui non mancano toni sarcastico-ironici (Canten tüti “Lontan de Napoli se moeur” ma po vegnen chi a Milan).
È ancora citatissima specialmente dai ‘forestieri’ la coda della chiusa finale: “Tut el mund a l’è paes, a semm d’accord, ma Milan l’è un gran Milan!”
Municipio 2: dal ragazzo della via Gluck a Vincenzina e la fabbrica
Dal 1966 al 1974, da Adriano Celentano a Enzo Jannacci.
In pieno boom economico post bellico Milano continua a cambiare volto: gran parte della campagna scompare, una quota della periferia inizia a essere inglobata verso la ‘vita’ commerciale del centro.
Il processo di crescita economica ha il suo rovescio della medaglia, vale a dire il sacrificio di porzioni in cui “là dove c’era l’erba ora c’è una città”, come canta in radio Celentano.
Eliminata a Sanremo già nella prima serata, Il ragazzo della via Gluck resterà manifesto di una generazione, uno tra i brani più cantati intorno ai falò degli anni ’70.
C’è un altro rovescio, un’altra faccia oscura: con il progresso iniziano a snaturarsi le radici contadine di tanti immigrati arrivati a Milano per lavorare nelle fabbriche della periferia.
È il caso di Vincenzina, la protagonista del pezzo di Jannacci, inserito nella colonna sonora del film di Mario Monicelli Romanzo popolare nel quale alcune delle scene girate passano dal profilo grigio del ponte di Greco.
Municipio 3: Myss Keta e le ragazze di Porta Venezia
Come nelle trame più contorte, facciamo un flash forward verso il nostro tempo fermandoci all’autunno del 2015.
Myss Keta, l’eccentrica rapper e cantautrice mascherata, rilascia il download digitale gratuito del brano Le ragazze di Porta Venezia, progetto a cui partecipano anche Elodie e La Pina.
Il pezzo, costruito su di un frammento jazz, è una dedica implicita a tutte le donne – una dedica moderna, diciamo.
È un carosello di frivolezza e libertà che si mescola con il passato più o meno convenzionale di alcune protagoniste del testo.
Parole che in un dettaglio raccontano molto delle giovani adolescenti del presente: “Panta della tuta più o meno a vita alta”.
Municipio 4: Gaber e la sua visione di Porta Romana
Un salto all’indietro e siamo di nuovo negli anni ’60.
Questa volta però lo sguardo è quello del Signor G, Giorgio Gaber, e la storia non è quella con la maiuscola.
È storia personale, di un amore finito all’ombra delle case di ringhiera, dei “cortili larghi e fatti a sassi”, dei pomeriggi “in giro per i prati fino a sera”.
Milano è solo tratteggiata, eppure è tutta lì, nella sintesi poetica di Gaber.
La protagonista si sposa con un altro e va ad abitare in un quartiere “nuovo, più elegante”.
Ma Porta Romana è bella. Sempre.
Municipio 5: Milano circonvallazione esterna, Afterhours 1999
Porta Vigentina, Scalo Romana, Chiesa Rossa, Gratosoglio, Missaglia.
Tutti quartieri stipati nel quinto Municipio, tutte strade che portano alla circonvallazione esterna, o ‘circonvalla’ come ancora qualcuno si ostina a chiamarla.
A lei, al caos di questa sorta di anello iperdopato dal traffico h24, Manuel Agnelli e gli Afterhours (di cui abbiamo parlato qui) hanno dedicato l’omonimo pezzo di fine millennio.
“Quattro e mezza di mattino, per la radio sono troppo triste e il dj non mi parlerà; sembra avere tutto così chiaro questo scemo…”.
L’ex giudice di X-Factor canta il disagio della mediocrità attraverso una canzone in pieno stile Suicide.
Continua…