El ghisa, il vigile urbano milanese: tra storia e cinema
Scritto da Luana Falasca il Maggio 11, 2023
Era il 4 ottobre 1860 quando, per decisione dell’allora sindaco di Milano Antonio Beretta, sulle strade della città comparvero per la prima volta i cinquanta “uomini del Ghisa”, i nuovi vigili urbani, chiamati così dal nome dell’assessore Ghisaberti del quale erano i funzionari.
Le divise dei ghisa: gli albori
Erano i primi vigili milanesi e indossavano le prime divise civili in circolazione, dopo lunghi periodi di uniformi militari: vestivano in blu, con guanti neri e una specie di bastone da passeggio che usavano per difendersi e ristabilire l’ordine.
Furono anni tumultuosi quelli successivi alla liberazione dagli austriaci, le sommesse rappresentavano un evento quotidiano.
I ghisa avevano all’epoca anche una pistola e un cappello a cilindro di pelle e feltro alto 30 centimetri.
Secondo alcuni il soprannome “el ghisa” deriverebbe proprio da questo strano copricapo scuro, che ricordava vagamente il tubo delle stufe fatte con il sottoprodotto della spugna di ferro.
Il cappello come lo conosciamo oggi, simile a un elmetto, venne introdotto nella divisa del 1906 in occasione dell’Esposizione Internazionale di Milano.
È di sughero, nero per la divisa invernale e bianco per quella estiva.
L’omaggio della città e la prima donna
I ghisa restano una figura molto amata dai milanesi.
All’ingresso del cimitero Monumentale, sul lato destro nella Galleria sotto il Famedio, una lapide ricorda i nomi di 70 vigili: 16 caduti nella Prima guerra mondiale, 27 nella Seconda e 27 durante il servizio ordinario.
La prima donna entrò a far parte del Corpo dei ghisa solo nel 1976: fu Clementina Guarneri, detta Tina.
Gestiva il traffico all’incrocio fra via Mazzini e via Albricci, a pochi passi dal Duomo, e fu una vera pioniera.
Oggi la Polizia locale di Milano ha un organico di più di 3000 tra agenti e ufficiali, dei quali le donne sono poco più del 30%.
Il ghisa di Totò
Ma il ghisa più famoso in Italia, forse nel mondo, è Franco Rimoldi, l’attore che interpretò il vigile urbano nella celeberrima scena del film Totò Peppino e la malafemmina, pellicola del 1956 di Camillo Mastrocinque.
Franco Rimoldi, ballerino classe 1921, sopravvisse a una prigionia in Siberia durante la Seconda guerra mondiale.
Era un milanese doc: nella sua lunga vita fu anche commesso della Rinascente (più milanese di così!).
Rimoldi era un giovane attore di teatro quando venne scelto da Totò in persona per recitare la parte del ghisa di piazza Duomo.
Nel film indossa l’impeccabile divisa da vigile e cerca di aiutare i due sprovveduti fratelli arrivati a Milano.
Alla fine, però, pronuncia spazientito l’indimenticabile battuta: «Sentite… se volete andare al manicomio, vi accompagno io».
Dicono che non amasse ricordare quella scena di pochi secondi, girata quasi per caso, che da sola aveva inghiottito la memoria di una lunghissima carriera di ballerino.
Lo vogliamo ricordare anche per questa sua etica del lavoro (anch’essa molto meneghina), per il suo imbarazzo di fronte a un successo che forse non riteneva di essersi guadagnato abbastanza.
Questo “ghisa” così speciale merita non solo la nostra simpatia, ma anche tutta la nostra stima.