Grunge e Stoner rock: un viaggio a Nord degli Stati Uniti

Scritto da il Gennaio 20, 2023

Senza troppi sentimentalismi, o almeno cercando di evitare quelli facili, faremo un breve viaggio attraverso gli Stati Uniti: da Nord Ovest a Nord Est e ritorno.

Partiremo da Aberdeen, cittadina che fa l’americana ma sa di Canada, con la tendenza a pensare a se stessa in termini di depressione economica e mentale sempre dietro il prossimo angolo.

Qui sono nati pittori astrattisti e lottatori WWE. Ma soprattutto qui è nato un ragazzo biondo che, suo malgrado, ha cambiato i paradigmi del rock a inizio anni ’90.

 

L’urgenza e il disgusto di Kurt Cobain

Kurt Cobain, leader dei Nirvana

Kurt Cobain, leader dei Nirvana

Il biondino è Kurt Cobain, leader del gruppo grunge che ha trasformato le coordinate e la percezione del rock poco più di trent’anni fa.

Kurt, come la sua casa, sente il Pacifico nord occidentale fin nelle ossa e la cosa non gli piace, lo disturba.

Nelle ossa sente anche l’inadeguatezza, la mancata appartenenza a una società consumata e consumista in cui non si riconosce perché non le somiglia.

Tuttavia ne fa parte, ma deve in qualche modo combatterla.

È in questo contesto che arriva la necessità di esprimersi trovando il linguaggio più adatto; è nel bisogno di mostrare una certa quota di nichilismo attraverso la musica che arriva il primo pugno nello stomaco dei Nirvana, il singolo Blew, registrato nel 1988.

Attraverso questo brano, che potrebbe rappresentare il manifesto del disgusto grunge per la società, Kurt Cobain sintetizza un concetto ancora vivo in occidente: sapere di avere un potenziale e non impiegarlo.

Ma il punto di vista di Kurt non è incentrato sulla frustrazione che ne deriva, piuttosto sul fatto di scegliere scientemente di non farlo di proposito.

Il successo per Kurt e i Nirvana non fu immediato, arrivò prepotente con l’album Nevermind del 1991.

Ironia della sorte, Kurt fu inghiottito dal sistema per il quale provava insofferenza, un sistema che lo celebrava per quel che mal sopportava di esso.

 

I due fuochi di Dave Grohl

Dave Grohl in concerto

Dave Grohl in concerto

Ora è il momento di spostarci da Aberdeen e viaggiare in direzione Est per arrivare a Warren, in Ohio.

Se fossimo in auto percorreremmo la lunga cicatrice delle Interstate 90 e 94. Non saremmo soli.

Seduto accanto a noi ci sarebbe Dave Grohl, ex batterista dei Nirvana, perché stiamo viaggiando verso casa sua: Warren, appunto.

Il Canada sorride da lontano e i sospiri del lago Erie sono brividi sulla pelle; main avenue e tavole calde, le radio che passano ogni tanto il country pure da queste parti, vita di provincia che sa di torta di mele, pancake e pancetta a colazione.

Dave, dopo i Nirvana, ha preso in mano la sua vita artistica e l’ha condotta fuori dal cono d’ombra di Kurt, portando in dono al mondo lo Stoner rock dei Foo Fighters.

Un dono in parte scaturito da desiderio e necessità di affrancarsi psicologicamente, professionalmente dall’eredità firmata Cobain, inclusa l’elaborazione del lutto per la sua prematura e violenta scomparsa.

Lo scorso anno Dave Grohl ha dovuto fare di nuovo i conti con la perdita di un compagno di band, un amico: quella di Taylor Hawkins, batterista dei foo Fighters.

Grohl si è così trovato tra due fuochi, idealmente costretto a fronteggiare la memoria che, volente o nolente, possiede un futuro senza averlo davvero.

Forse è questa la definizione più calzante di rammarico, chissà.

Ma c’è spazio per una prospettiva: il figlio di Taylor, Shane Hawkins, che ha dimostrato di saper pestare duro sullo stesso set di batteria del padre durante il concerto tributo dello scorso 3 settembre a Los Angeles.

 

La Seattle di Chris Cornell

Chris Cornell in un momento di pace

Chris Cornell in un momento di pace

Mettiamo la retromarcia, lasciamoci l’Ohio di Grohl alle spalle e torniamo verso Ovest, di nuovo nello stato di Washington.

Oltrepassiamo Aberdeen per fermarci poco oltre, a pochi passi dal confine estremo occidentale tra Stati Uniti e Canada.

Siamo a Seattle, il respiro del Pacifico che arriva attraverso la vista placida dello Union Lake e s’infrange sullo Space Needle, lascito targato Expo ’62, tenta di pungere il cielo sopra la città per vedere se ha ancora la sensibilità di un tempo.

Dalla ruota panoramica si possono intuire le foreste sempre verdi e le tasche sempre al verde della nutrita schiera proletaria che abita in città.

Da questa prospettiva si possono guardare negli occhi il disagio e una certa quota di disillusione che, però, sfocia qualche volta in arte passando da una voce cristallina e sofferente.

Questa è la casa di Chris Cornell, qui passa la musica inestinguibile dei Soundgarden.

Chris e il suo gruppo esplodono nel mondo grunge sul tramonto dell’esistenza terrena di Cobain.

È infatti il 1994 quando irrompe sul mercato l’album Superunknown. Il disco d’esordio dei Soundgarden entra di diritto nella storia delle pietre angolari di genere: brani come Spoonman, Fell on Black Days e Black Hole Sun sono ancora oggi il faro che riconduce all’apice del grunge anni ’90.

Ma come ogni apice che si rispetti, dietro l’angolo c’è la china discendente: sappiamo bene quale sia stato il destino di Chris Cornell, identico a quello di Kurt Cobain e tanti altri come loro.

Ciò che rimane è il loro retaggio artistico e nel ritorno in direzione Milano dal nostro breve viaggio immaginario riempiremo l’auto delle loro parole, delle loro voci.

 

 

 

 

 

 

 

 


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