La conchetta del Naviglio: Leonardo e la fortuna di Milano

Scritto da il Maggio 18, 2023

Sbucando su via Ascanio Sforza da via Conchetta ci ritroviamo sul primo tratto del Naviglio Pavese, che ha l’imbocco alla Darsena di Porta Ticinese ed è qui che inizia il suo viaggio fino a Pavia.

Proprio in questo punto, di fronte a noi, c’è un piccolo gioiello di ingegneria idraulica: la Conchetta del Naviglio Pavese.

Prima di vederla ne “sentiamo la voce”, perché dove c’è una conca c’è sempre un dislivello di qualche metro del corso d’acqua, che forma una cascatella piacevolmente rumorosa.

Come funziona una conca

Un'immagine del Naviglio

Un’immagine del Naviglio

Le conche sono delle chiuse che funzionano come piattaforme elevatrici per le imbarcazioni e permettono a queste di superare i dislivelli presenti lungo il corso dei canali navigabili.

Il Naviglio Pavese ne conta 12 che superano complessivamente un dislivello di 56,60 metri lungo i 33,1 km da Milano a Pavia.

La Conchetta di via Ascanio Sforza supera un livello di 1,85 metri.

Il funzionamento di queste meraviglie ingegneristiche prevede che l’imbarcazione si fermi su uno specchio di acqua, una specie di vasca che viene creata attraverso la chiusura di due porte.

Queste sono dotate di aperture, piccole saracinesche dalle quali viene fatta entrare acqua nella vasca.

Man mano che la vasca si riempie, la barca viene letteralmente sollevata fino al livello del corso superiore del canale.

A questo punto viene aperta la porta anteriore della chiusa e la barca può procedere con la navigazione. L’operazione inversa fa scendere l’imbarcazione dal livello più alto a quello più basso.

Da Vinci al servizio del fiume milanese

Un ritratto di Leonardo Da Vinci

Un ritratto di Leonardo Da Vinci

La storia delle conche dei Navigli e in generale di quelle milanesi, è strettamente legata al genio di Leonardo da Vinci.

Il poliedrico artista toscano era anche un esperto ingegnere idraulico.

Già prima di arrivare a Milano, in una sorta di lettera di presentazione indirizzata a Ludovico il Moro, aveva elencato tra le sue capacità professionali quella di “condurre acque da un loco a un altro”.

Quando arrivò in città nel 1482, Ludovico II il Moro gli assegnò subito il compito di studiare un sistema che rendesse possibile la navigazione tra il lago di Como e Milano.

Il modo di governare il fluido più comune, di usarlo, muovercisi sopra e dentro hanno occupato un grande spazio negli studi di Leonardo.

In uno dei suoi disegni contenuto nella raccolta chiamata Codice Atlantico, conservata presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, compare il progetto delle saracinesche delle porte delle chiuse, anche dette porte “vinciane”.

Ma tra i suoi straordinari disegni si trovano anche macchine per sollevare l’acqua, imbarcazioni, un prototipo di sottomarino, un apparato da palombaro, disegni di pinne, salvagenti e persino un sistema per camminare sulla superficie liquida di mari o laghi.

Leonardo era innamorato dell’acqua, la città meneghina lo ricambiò innamorandosi del suo genio: questo gli permise di mettere in pratica gran parte delle sue idee, visibili ancora oggi attraverso progetti tuttora in vita e perfettamente funzionanti.

 


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