La michetta, simbolo e tradizione della Milano che fu

Scritto da il Marzo 13, 2023

Basta dire michetta, con la e aperta, e subito si pensa a Milano.

Eppure questa forma di pane è nata da un desiderio austriaco e dall’incontro con una farina canadese.

Quindi potremmo parlare di un pane con un DNA internazionale.

La nostalgia di casa e dell’Imperatore

Francesco Giuseppe I d'Austria in un ritratto d'epoca

Francesco Giuseppe I d’Austria in un ritratto d’epoca

La storia della michetta iniziò durante l’occupazione austriaca di Milano all’inizio del Settecento. Gli austriaci stanziati in città chiesero ai panettieri milanesi di produrre qualcosa di simile a quello a cui erano abituati, il loro tradizionale kaisersemmel, il pane dell’Imperatore.

Spesso accade, quando si è lontani dai propri luoghi di origine, che si provi a ritrovare i profumi di casa attraverso il cibo.

Al tempo dell’occupazione austriaca il pane milanese per eccellenza era la micca, vale a dire una forma di grano tenero con la crosta friabile, oggi quasi completamente scomparso ma che si può ancora trovare nel pavese.

Agli austriaci, evidentemente, la micca non piaceva; così i panificatori meneghini cercarono di imitare il pane austriaco e dal tentativo nacque la mitica michetta.

L’evoluzione della michetta grazie al Canada

Winnipeg, capoluogo del Manitoba

Winnipeg, capoluogo del Manitoba

Anzi, nacque l’antenata della classica michetta come la conosciamo oggi.

Circa due secoli dopo la richiesta austriaca, esattamente al termine della Seconda guerra mondiale, arrivò in Italia una farina molto speciale grazie alle misure di aiuto previste dal Piano Marshall: la farina di Manitoba, anche detta “di forza”.

Viene prodotta in Canada ed è ricca di proteine.

È in grado di dare vita a un pane croccante, senza mollica e quindi vuoto all’interno, chiamato per questo anche “pane soffiato”.

A.A.A. michetta cercasi (con nostalgia)

La tradizionale michetta milanese

La tradizionale michetta milanese

La michetta è sempre più introvabile anche a Milano, è difficile vederla spuntare in mezzo alla miriade di forme dai nomi più fantasiosi che troviamo in panetteria.

I panificatori più esperti consigliano di consumarla fresca, a quattro ore esatte da quando viene sfornata.

Ha una crosta ideale per gli intingoli, perfetta per fare la proverbiale “scarpetta”, tanto cara ai golosi e invisa ai sostenitori del Galateo.

L’interno cavo è, invece, il contenitore ideale per gli insaccati: il panino imbottito di prosciutto cotto, per esempio, è stata per decenni una celebre merenda.

L’onorificenza del Comune e l’opera di Manzoni

Le michette di Piero Manzoni

Le michette di Piero Manzoni

Nel 2007 è stato conferito alla michetta milanese il riconoscimento De.Co. (Denominazione Comunale), che la consacra tra i prodotti gastronomici tradizionali della città.

Nel 1962, un anno prima della morte prematura a soli 29 anni, Piero Manzoni dedica alle michette una delle sue opere più famose.

L’artista cremonese la sceglie come soggetto nella serie di quadri bianchi, o meglio senza colore, che chiamerà Achrome, fissandole sopra una tela e ricoprendole di caolino, una roccia sbriciolata e molto malleabile.

Così la michetta, con la sua forma inconfondibile a cinque petali che rimanda all’immagine di un fiore, diventa una superstar.

Inizia a fare il giro dei musei del mondo, dimostrandoci di non aver perso affatto il suo spirito internazionale.


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