L’Arengario: le piccole torri gemelle milanesi

Scritto da il Maggio 25, 2023

Se siamo in piazza della Scala e guardiamo verso la galleria Vittorio Emanuele, scopriamo un cannocchiale visivo di straordinaria bellezza che arriva fino a piazza Diaz e alla torre Martini.

Questa enfilade meravigliosa passa in mezzo a due edifici quasi gemelli che affacciano direttamente su piazza Duomo: si tratta dell’Arengario.

La storia della nuova piazza Duomo

Galleria Vittorio Emanuele

Galleria Vittorio Emanuele

All’inizio del Novecento al loro posto esisteva un fabbricato piuttosto modesto che veniva chiamato “manica lunga” ed era un’ala di servizio del Palazzo Reale.

Già nel 1864 l’architetto Giuseppe Mengoni, nel suo progetto per la riqualificazione di piazza Duomo, aveva immaginato di migliorare la testata della “manica lunga” con un edificio più importante, in linea con lo stile architettonico di quelli nuovi previsti sul piazzale.

La storia del palazzo dell’Arengario, però, iniziò solo diversi anni più tardi, nel 1937. La “manica lunga” era stata già demolita, l’Italia si trovava in pieno ventennio fascista e il podestà di Milano bandì un concorso per la sistemazione della piazza.

Il concorso venne vinto da un gruppo di quattro architetti, tutti già famosissimi: Portaluppi, Griffini, Magistretti e Muzio. Un gruppo piuttosto eterogeneo che insieme riuscì ad avere la meglio sul progettista favorito, Marcello Piacentini.

Vinsero con un programma che prevedeva la costruzione di due edifici dai prospetti gemelli, che dovevano dialogare con il grande arco della Galleria Vittorio Emanuele e bilanciare stilisticamente i due lati della piazza che incorniciavano il Duomo.

Che cos’è un Arengario e a che cosa serve?

Il termine, che deriva dal latino medievale arenga, stava a indicare una tribuna (anche la parola ringhiera deriva da lì), un luogo elevato al quale poteva accedere chi doveva parlare alle folle.

Nel Medioevo gli Arengari erano i luoghi dove le cittadinanze si riunivano per deliberare, i primi palazzi sedi dei liberi Comuni.

L’Arengario di Milano fu pensato proprio per accogliere gli uffici pubblici di rappresentanza, inoltre la sua balconata servita dalla scalinata monumentale fu progettata per consentire a Mussolini di parlare alla popolazione da un punto elevato, nella piazza più importante della città.

Il regime fascista, ancora una volta, adottava modelli del passato per disegnare luoghi e simboli.

Dal bombardamento a oggi

Il lato dell'Arengario dopo i bombardamenti del '43

Il lato dell’Arengario dopo i bombardamenti del ’43

L’Arengario però non entrò mai in funzione in epoca fascista.

Non era ancora stato completato quando, il 15 agosto 1943, fu danneggiato dalla “tempesta di fuoco” del bombardamento inglese, lo stesso che distrusse molti altri edifici importanti della città, compresa la sala delle Cariatidi del Palazzo Reale.

Dopo la guerra e un periodo di abbandono, negli anni ’50 l’Arengario fu ristrutturato e completato nel 1956.

Il padiglione ovest, quello di destra, fu occupato da uffici comunali e del Consiglio di zona del centro storico.

Il padiglione est, più interessante perché collegato direttamente al Palazzo Reale, divenne sede dell’Ente Provinciale per il Turismo e venne utilizzato per mostre temporanee.

Oggi, a seguito di un intervento di riqualificazione che si è concluso nel 2010 su progetto dell’architetto Italo Rota, accoglie la sede del Museo del Novecento, un museo che custodisce opere importantissime di arte contemporanea.

L’architettura elegante

L’Arengario ha un’architettura indubbiamente molto affascinante.

Merito forse delle linee eleganti ed essenziali, risultato dell’opera corale di quattro progettisti straordinari.

Merito forse anche della scelta dei materiali: la facciata è di marmo di Candoglia, lo stesso di quella del Duomo; oppure, forse, è merito del genio di Arturo Martini che quel marmo lo ha modellato in bellissimi altorilievi decorativi.

Ma c’è un’altra cosa che rende molto speciale questo edificio, ed è la scalinata monumentale che sta sul lato della piazzetta reale, la stessa scalinata che portava al piano nobile dell’arengo e che doveva servire ad accompagnare il Duce fin sopra alla balconata per i suoi discorsi alle folle.

Oggi questa scalinata è un luogo molto amato dalla gente.

Ci si può stare seduti a guardare la piazza sottostante, sempre brulicante di gente, o ad ammirare la facciata del Duomo da un’altezza non convenzionale.

Un luogo quasi unico a Milano, città dove è difficilissimo trovare una scalinata sulla quale rimanere seduti a godersi lo spettacolo della vita, in compagnia o da soli, magari immersi nei propri pensieri.

Una “piccola Trinità dei Monti” tutta milanese, da sperimentare.

 

 


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