Piazza Duomo, Napoleone, la M1: storie, tragedie e polemiche
Scritto da Luana Falasca il Gennaio 19, 2023
Piazza Duomo è una delle più grandi d’Italia ed è indubbiamente la più importante di Milano.
Nel capoluogo meneghino ci sono tante piazze, ma questa è speciale, forse perché sta proprio al centro della città: fatta a cerchi concentrici con le sue circonvallazioni, Milano sembra volerti guidare proprio là, verso la maestosa imponenza della sua cattedrale e della sua agorà.
L”idea di Napoleone e il progetto di Giuseppe Mengoni
Piazza Duomo è speciale perché ha conservato nel tempo la capacità di attrarre persone, di farcele restare per un po’ sedute sui gradini del sagrato, oppure in piedi a godere del suo magnifico spazio anche solo per il tempo di un selfie.
Questo luogo, che al tempo dei Visconti era poco più di una piazzetta, non ha perso nei secoli il suo status di luogo di incontro.
Nel Rinascimento, per esempio, le ricche famiglie della città si ritrovavano a chiacchierare sotto il cosiddetto coperto dei Figini, vale a dire gli antichi portici abbattuti nel 1864.
Oppure intorno al rione del Rebecchino, denominazione derivante forse da un’antica osteria dove per diversi anni si animarono i commerci di bestiame.
Il primo a pensare ad una piazza maestosa per Milano e per il Duomo fu Napoleone, ma il progetto venne accantonato con l’invasione austriaca.
La piazza come la vediamo oggi è il risultato di una ristrutturazione avvenuta nella seconda metà del 1800.
Si fece un primo concorso e arrivarono 176 progetti: troppi per la commissione, che li scartò tutti.
I concorsi successivi furono accompagnati da grandi polemiche e discussioni.
Quando si rimodella il volto di una porzione di città, specie se si tratta di un luogo simbolo, l’operazione è delicatissima.
Tocca sensibilità, abitudini e percezione di tutti, in particolar modo di chi vi abita.
Voci, opinioni, preoccupazioni e scontenti, sono il chiaro segno dell’amore che le persone nutrono nei confronti della metropoli – tolta qualche eccezione.
È una sana attenzione per i luoghi ai quali sono legate memoria collettiva e personale.
Alla fine fu scelta l’idea dell’architetto Giuseppe Mengoni, un progetto ambizioso che comprendeva anche la costruzione della galleria Vittorio Emanuele II.
La sfortuna di Mengoni, l’innovazione di Portaluppi e la M1
Proprio all’ingresso della galleria oggi c’è una targa in ricordo dell’architetto, che il 30 dicembre 1877 cadde dall’impalcatura più alta e morì mentre faceva gli ultimi controlli prima dell’inaugurazione.
Non tutti credono allo ‘sfortunato incidente’, ancora oggi restano dubbi sulla prematura scomparsa dell’architetto.
A ogni modo, il taglio del nastro si fece e fu un grande successo del quale il povero Mengoni non poté gioire.
Nel 1896 venne posto al centro della piazza il monumento equestre dedicato a Vittorio Emanuele II.
Nel 1928 l’architetto Piero Portaluppi realizzò la nuova pavimentazione di tutto lo spazio, che è esattamente quella che vediamo oggi.
Negli anni Sessanta dal lastricato spuntarono le uscite della prima linea della metropolitana milanese, la Linea 1, la rossa.
Negli anni ‘70 venne impedito il traffico automobilistico: è inimmaginabile oggi, ma fino al 1969 si poteva guidare e parcheggiare in piazza del Duomo, piazzetta Reale e persino in piazza della Scala.
Nel 2017 tra mille nuove polemiche, talk radio di protesta e persino musica ad hoc, spuntarono anche palme e piante di banano.
Dovevano restare solo tre anni e invece sono ancora lì, con aria un po’ mesta (bisogna dirlo) a dare un tocco esotico a giornate grigie e foto ricordo.
Un tentativo tutto milanese di abbellire qualcosa già meraviglioso di per sé.