Punk, Rock e la Regina Elisabetta: legame d’amore e odio
Scritto da Emanuele Saccardo il Ottobre 12, 2022
La recente scomparsa della Regina Elisabetta, dopo 70 anni di regno, spalanca le porte al mito, alle storie, alla narrazione senza fine. Anche per quel che riguarda la musica, soprattutto rock e punk.
TOLLERANZA PER RAGIONI DI STATO
Prima di tutto, il Regno. Questo, forse, è stato per lungo tempo il pensiero della monarca che, pur non nutrendo affinità con certa musica, l’ha tollerata.
Ma perché farlo? Quale beneficio poteva portare al Regno Unito? Un beneficio puramente economico.
La British Invasion, infatti, fu il ponte per il mercato americano: più le radio passavano i Beatles, più gli americani vestivano Carnaby Street guidando una Mini Cooper.
Non fu facile mediare, arginare: il mondo giovanile irruppe con violenza all’interno di un contesto post bellico che stava dando luce a due pilastri su cui ancora si fonda la società occidentale: benessere e consumo.
IL RAPPORTO CON I BEATLES
In una certa misura il complesso rapporto di odio e amore tra la Regina e il rock partì con loro, con i Fab Four.
Futuri baronetti proprio da Sua Maestà designati e sempre a furor di popolo. Tutti sudditi là fuori, sì, ma tanti e da tenere a freno. Specialmente in considerazione di ciò che abbiamo scritto poco sopra. Infatti gli scatenati fan urlanti e piangenti al seguito dei Beatles erano giovanissimi adolescenti, apparentemente infiniti e pronti a spendere per i loro idoli.
Classe operaia contro monarchia, cui finì per mescolarsi tra battiti di mano e tintinnii di gioielli (per citare una celebre battuta di Sir Paul Mc Cartney).
IL RAPPORTO CON IL PUNK
Qui la storia è più complessa.
Londra non è Milano, le proteste durano un po’ di più e la musica che ne scaturisce lascia decisamente il segno ruggendo.
Senz’altro lo ha fatto nella dicotomia punk-Regina Elisabetta: una corrente giovanile prima, movimento musicale poi, che l’ha sempre contestata in quanto simbolo maximo dell’ordine costituito.
Dai Sex Pistols agli Smiths, passando per gli Housemartins (e con toni più distesi anche dagli stessi Beatles): la sovrana è stata via via bersaglio, oggetto di derisione, ma pure icona pop suo malgrado.
Il tentativo punk di demolirla ha, al contrario, contribuito nel tempo a rafforzarne l’immagine.
La si è vista in ogni veste possibile: sulla spinta della musica, con il favore delle radio, l’icona popolare incoronata è stata tutto, insomma.
Francobollo, stampa su maglietta, immagine incastonata nei montaggi di svariati film, serie televisiva pluripremiata. Forse anche amante, per una notte soltanto, di Mick Jagger.
Questa, tuttavia, pare più leggenda che verità.
Ma, dopotutto, le verità non si trasformano in leggenda con il passare dei decenni, con la scomparsa dei protagonisti?
A Razione K cercheremo di dare qualche risposta, ma soprattutto ascolteremo molte delle canzoni a lei dedicate, per rendere omaggio alla battaglia ideologica british che nasce da lontano e, forse, non si spegnerà mai.
Come le migliori storie.
Come le più belle leggende.