Quartiere Morivione Milano, dove morì il bandito Vione

Scritto da il Febbraio 21, 2022

Quante volte abbiamo sentito pronunciare lo strano nome del quartiere Morivione? O forse ci è capitato di leggerlo nel quadrante in basso a destra di una cartina di Milano ancora circolante per casa. Sì, siamo a sud, nella parte meridionale della città, a ridosso del quartiere Stadera

Le origini del quartiere Morivione Milano

Una volta era terreno aperto, con poca densità abitativa e faceva parte dei Corpi Santi di Milano cioè quelle zone oltre le mura spagnole. Solo nel 1873 Morivione viene annesso al comune di Milano, in fondo non moltissimo tempo fa. Perché questo nome? Perché si racconta che proprio qui sarebbe morto nel Quattrocento il temibile Vione, un bandito, un uomo spietato. Si narra che fu ucciso dai soldati di Azzone Visconti, allora duca di Milano. Così, dove morì Vione il sanguinario, fu posta una pietra con la scritta «Qui morì Vione». Letto unendo le parole, se ne ottiene un’unica: MORIVIONE. 

L’antico borgo di Morivione si sviluppava attorno a una Cascina storica con una Cappella adiacente. Qui, in passato, i milanesi andavano a celebrare la festa di San Giorgio, mangiando il pan de mej, il dolce fatto con la farina di miglio e con la farina gialla.

Il glicine di Leonardo da Vinci

Pochi lo sanno ma al civico 2 di via Bernardino Verro, angolo via dei Fontanili, si trova il  glicine di Leonardo da  Vinci, un glicine di oltre 700 anni con radici profonde ormai diversi metri. Si dice che all’ombra di questo glicine siano passati molti personaggi illustri, tra cui Ludovico il Moro e anche lo scienziato Leonardo da Vinci da cui appunto prese il nome questo luogo.

Il quartiere Morivione oggi

Oggi nel quartiere di Morivione, contenuto a nord dalla circonvallazione esterna, quella della 90 e 91, e attraversato, da nord a sud, dalla lunga Via Bazzi, si possono notare sia edifici moderni che hanno stravolto l’antico borgo sia elementi testimoni del passato, come la seicentesca Cascina Giretta, in via dei Fontanili. Importante presenza era quella della OM, Officine Meccaniche, una grande azienda che aveva prodotto negli anni del dopoguerra il mitico Leoncino, diventato poi sinonimo di autocarro, e la serie di macchine agricole, trattori, trebbiatrici e delle Littorine, le motrici ferroviarie. Il complesso dava lavoro a circa 5000 dipendenti e ad una imponente ciminiera. Guardandola con devozione, i milanesi della zona si esprimevano così: “Finchè fuma el camin, num mangium!”. 


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