Sulle tracce della Milano operaia: la ex Ovomaltina
Scritto da Luana Falasca il Marzo 22, 2023
Ci sono luoghi che raccontano più di altri una città.
Le ex aree industriali, che a Milano s’incontrano spesso, sono testimonianza urbana e pezzi di storia fondamentali che hanno forgiato tanto l’aspetto quanto il carattere meneghino.
La fabbrica del dottor Wander
A Crescenzago, in via Meucci, c’è ad esempio l’ex fabbrica Wander.
È creatura svizzera che festeggerà i 100 anni tondi nel 2024.
Qui si produceva l’Ovomaltina, il celebre mix di malto, zucchero, cacao, uova e destrosio.
Confezionato nel tipico barattolo arancione, ha fatto parte della colazione di più generazioni di bambini (e adulti) italiani.
L’Ovomaltina fu inventata dal dottor Albert Wander nel 1904 e divenne in poco tempo un prodotto alimentare molto popolare, che si proponeva come alimento salutare a metà strada fra un ricostituente e una ghiottoneria.
Primo Levi al servizio dell’Ovomaltina
Nel 1942 lo scrittore Primo Levi, laureato in chimica a Torino, arrivò nella fabbrica milanese.
Aveva 23 anni ed era ebreo, perciò in fuga dalle leggi razziali.
Rimase alla Wander circa un anno in qualità di ricercatore, prima di fuggire in Val d’Aosta dove entrò a far parte di un gruppo partigiano.
Nel 1943 scrisse una poesia dedicata a Crescenzago, nei cui versi restano fissate alcune immagini di questo pezzo di città e di una storia industriale che non esiste più.
La poesia inizia così: “Tu forse non l’avevi mai pensato. Ma il sole sorge pure a Crescenzago…”, e poi in un’altra strofa: “Dai monti il vento viene a gran carriera, libero corre l’infinito piano. Ma quando scorge questa ciminiera/ratto si volge e fugge via lontano/che il fumo è cosi nero e attossicato/che il vento teme che gli mozzi il fiato…”
Ci sembra di vedere quella ciminiera che sputa fumo nero, un fumo talmente denso da tener lontani sole e vento.
Doveva esserne piena, la città, di ciminiere e di fumi che “attossicavano”.
Primo Levi, giovane uomo destinato a fare esperienza di ciminiere e fumi ben più funesti di quelli delle fabbriche, durante la prigionia ad Auschwitz, forse si sorprenderebbe di scoprire che ancora oggi, a più di 80 anni di distanza dal suo soggiorno a Crescenzago, questa città non ha ancora imparato a mantenere l’aria pulita.
La chiusura della fabbrica
Nel 1944 gli svizzeri decisero di chiudere la fabbrica dell’Ovomaltina per una ristrutturazione e, dopo il passaggio a una multinazionale, questa realtà industriale terminò definitivamente la sua attività milanese.
Qualche anno fa gli edifici della fabbrica, oramai in completo disuso, sono stati recuperati con un intervento edilizio che ne ha mantenuto intatta la struttura originaria.
Così, oggi, in via Meucci 43, dentro la ex Ovomaltina, c’è un negozio dove si può entrare non solo per comprare, ma anche per esplorare quegli spazi dal sapore industriale che hanno un fascino unico e che nessun cambio d’uso potrà mai cancellare.
Se volete saperne di più, potete ascoltare il programma dedicato oppure il podcast del Tacchino Curioso, sempre disponibile nella sezione del sito.